Eureka! Alla fine ho trovato un asilo per il mio bambino. Ovvero, un posto dove mi sento sicura di lasciare il mio prezioso tesoro, fosse anche per poche ore a settimana, in mano a dei completi estranei. La scelta e' ricaduta su Korein Kinderplein, vicinissimo a casa. Ero stata a parlare con il responsabile dei bambini dai 4 anni in su a marzo (qui il resoconto), ed ero rimasta colpita dalla loro serieta' e varieta' di approcci allo sviluppo del bambino. Dopo aver sbrigato le pratiche burocratiche (uno dei problemi dei Paesi Bassi...), sono andata nuovamente a parlare con i responsabili della scuola. La gentilissima Vivian (tra l'altro anche bella!) mi ha fatto fare il giro della scuola e mi ha mostrato la classe dove sarebbe andato Leonardo, oltre a presentarmi le maestre, due giovani ragazze sorridenti e gentili.
Tutto stabilito, ho atteso con ansia il primo giorno. Che, puntualmente, e' arrivato. Giorni prima avevo iniziato il training autogeno (per me, soprattutto), dicendo a Leonardo che sarebbe andato a scuola, che avrebbe conosciuto nuovi bambini, che si sarebbe divertito, che avrebbe imparato tante cose--la piu' importante, l'olandese-- e che la mamma, alla fine delle 3 ore, sarebbe andata a prenderlo puntuale. Gli ho spiegato altre volte come sarebbe stata la sua giornata, sperando in un primo giorno sereno per tutti.
Ovviamente, la realta' ha superato di gran lunga la fantasia. Appena arrivato in classe, Leonardo si e' lanciato verso i giochi. Poi, quando si e' accorto che io non lo seguivo, ha fatto dietro-front e si e' aggrappato a me. Punto. Quando l'ho messo giu', ha iniziato a piangere. L'ho lasciato, a malincuore, insieme al passeggino (l'insegnante mi ha chiesto di tenere a scuola qualcosa che lui possa riconoscere come "casa"), e sono andata via. Fuori dalla scuola si sentivano le sue urla. Una signora, a passeggio con il cane, si e' fermata a guardare con orrore verso le finestre del Korein Kinderplein, pensando a maltrattamenti in corso. Dopo 10 interminabili minuti, che ho passato fuori dalla scuola, sono andata via. E per le tre successive, lunghissime ore, ho atteso una chiamata. Quando e' arrivata, e la cara e bella Vivian mi ha detto "Sta giocando, e' sereno, gli ho scattato delle foto che ti mandero'", ho fatto un profondo respiro. Di sollievo.
Ovviamente, la realta' ha superato di gran lunga la fantasia. Appena arrivato in classe, Leonardo si e' lanciato verso i giochi. Poi, quando si e' accorto che io non lo seguivo, ha fatto dietro-front e si e' aggrappato a me. Punto. Quando l'ho messo giu', ha iniziato a piangere. L'ho lasciato, a malincuore, insieme al passeggino (l'insegnante mi ha chiesto di tenere a scuola qualcosa che lui possa riconoscere come "casa"), e sono andata via. Fuori dalla scuola si sentivano le sue urla. Una signora, a passeggio con il cane, si e' fermata a guardare con orrore verso le finestre del Korein Kinderplein, pensando a maltrattamenti in corso. Dopo 10 interminabili minuti, che ho passato fuori dalla scuola, sono andata via. E per le tre successive, lunghissime ore, ho atteso una chiamata. Quando e' arrivata, e la cara e bella Vivian mi ha detto "Sta giocando, e' sereno, gli ho scattato delle foto che ti mandero'", ho fatto un profondo respiro. Di sollievo.
In questi tre giorni di scuola ho avuto modo di approfondire la mia conoscenza della scuola, delle maestre, e del loro punto di vista educativo. Ovviamente ogni scuola e' diversa--come lo e' ogni persona--, quindi non posso generalizzare, ma posso dire che, finora, sono molto contenta di come stanno andando le cose. Al secondo giorno, Leonardo ha pianto solo cinque minuti (durante primo, mi hanno confermato le maestre, la disperazione e' andata avanti per un'ora. 60 minuti). Oggi ha fatto solo un "Ahhh" di rappresentanza: quando sono uscita dall'aula era gia' finito. Quando sono andata a prederlo, le maestre mi hanno detto che, finalmente, la bestiolina ombrosa ha mangiato la frutta, ha giocato e ha cercato di comunicare con loro (a gesti). Per ora si esprime a gesti, suoni, parole in italiano e in inglese.
Ora, sono ovviamente soddisfatta di questo risultato, del tutto inaspettato (forse mi aspetto, da mio figlio, meno di quanto lui si in grado di dare/fare). Ma i dubbi rimangono: E' il caso di mandare un bimbo cosi' piccolo a scuola? E' veramente necessario che impari l'olandese ora? Non si potrebbe aspettare un anno? Quando mi pongo queste domande, mi sento sempre come Marlin, il padre di Nemo... Iperprotettivo, iperpreoccupato, ipermammo (anche se papa'!). Le maestre mi dicono che lui cerca di parlare con loro, ma che, ovviamente, non si comprendono. Potrebbe questo causargli degli chock?
So di essere fortunata, di poter fare la mamma a tempo pieno e poter crescere Leonardo senza restrizioni di tempo, e senza dover delegare la sua educazione a parenti o maestre. E proprio per questo mi domando se sto facendo la cosa giusta.
Una di queste mattine, all'ingresso a scuola, abbiamo incontrato una mamma, pronta per il lavoro, con un bimbetto di circa 4 o 5 mesi. In quel caso, la scelta e' stata univoca e necessaria. Ma nel mio?
Ciao, anche io mando la mia piccola al Korein già da un anno e anche io a momenti ho gli stessi dubbi. Ma vedo che lei ci va volentieri e che ha bisogno di una dimensione sociale, di gruppo, al di fuori della famiglia. Vedo che cresce ed impara e allora... mi passa tutto ;-)
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