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sabato 14 aprile 2012

La (dis)educazione dei bambini in Olanda - part 3

Terzo round con gli asili in Olanda. Non si ferma la mia ricerca di un posto in cui poter lasciare, per tre ore al giorno, e per qualche giorno a settimana, la mia bestiolina ombrosa. Trattandosi della persona piu' importante nella mia vita, e' ovvio che cerchi il posto migliore per farlo giocare in tutta serenita' e tranquillita'. E considerando che tutto si svolgera' in olandese (lingua che lui, per ora, non capisce), e che Leonardo e' abituato a passare insieme a me gran parte della giornata, voglio essere sicura di lasciarlo in mani sapienti, evitando al massimo traumi e dolori. Per lui e per me. 

Appena arrivati, Leonardo si mette subito a giocare con quello che trova (alla sua eta' e' ancora difficile intrattenere rapporti con gli altri bimbi), ma tutto si svolge bene. Io parlo con la maestra, lui si diverte a costruire torri di costruzioni che poi, immancabilmente, distrugge. Tutti i bimbi presenti sono piu' grandi di Leonardo, ma le classi sono miste. Gentilmente, la maestra mi spiega come si svolgono le giornate, quali sono le attivita' per i bambini e come si cerca di farli partecipare attivamente alla routine giornaliera dell'asilo. Intanto, Leonardo e' entrato dentro una casetta di legno e si diverte a chiudere e aprire la porta. Ma come attirati dalla piccola preda, quattro bambini si mettono dall'altro lato della porta e gli impediscono di aprirla. Lui la prende con filosofia, gioca e poi si distrae cercando altro. E' evidente, pero', che ai quattro bimbi questo non va bene. Gli si mettono intorno e gli tolgono, a turno, tutti i giochi che lui riesce a prendere. Ma, sempre con estrema nonchalance, Leonardo si gira e cerca altro. A un certo punto, due di loro si dicono qualcosa, e mentre uno blocca il mio bimbo a terra, l'altro lo prende a calci. Le maestre, serafiche, non intervengono (poco prima una delle due tirocinanti aveva sedato una rissa tra due bambini, ma solo dopo il pianto). Io, a quel punto, parlo. E dico NO nella direzione dei bambini violenti che, ovviamente, capiscono il tono delle mie parole e si fermano. A quel punto, e SOLO a quel punto, la maestra che parla con me dice qualcosa alla tirocinante.

Passato il momento, chiedo scusa alla maestra perche' sono intervenuta (visto che non sono una delle educatrici). La maestra mi spiega che uno dei bimbi violenti e' problematico, e che comunque a giugno andra' alla scuola elementare, che inizia il giorno successivo al compimento dei 4 anni. Alzo Leonardo da terra, finisco di parlare con la maestra e vado via. 

Appena posso, chiedo consiglio alle mie amiche internazionali, che si trovano qui a Eindhoven da piu' tempo di me. Alcune mi dicono che questo e' l'atteggiamento normale delle maestre: cercare di far risolvere la cosa ai bambini. Insisto - anche rischiando di fare la figura della solita mamma italiana - e sottolineo che Leonardo ha solo 2 anni, quei due bambini ne avevano quasi 4. E che, quindi, c'e' una differenza di forza fisica non indifferente. Una di loro mi spiega che e' meglio essere molto espliciti con le maestre e dire loro: "Vorrei che mio figlio fosse difeso prima di essere picchiato". Un'altra mi dice chiaro e tondo di mandare Leonardo alla scuola internazionale, dove c'e' anche un asilo (ma solo per bimbi che sappiano usare il vasino). 

So che la vita non sara' facile - non lo e' mai - e che Leonardo si trovera' a dover risolvere, da solo, le sfide che gli si porranno davanti, ma lasciarlo con persone che lasciano che sia picchiato proprio non mi va. Anche per il fine educativo del gesto che, sinceramente, non riesco a  capire. 

Devo rassegnarmi? E' questo il modo di allevare un piccolo olandese?

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