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lunedì 19 marzo 2012

La (dis)educazione dei bambini in Olanda - part 2

Ovviamente non ci si puo' fare una giusta impressione se si guarda SOLO a un paio di esperienze (piu' o meno negative). Per questo oggi, o lettori immaginari, vi parlero' di un altro lato dell'educazione dei bambini in Olanda. O, almeno, di quello che ne ho percepito io.

Nel pomeriggio sono passata in un asilo/nido/scuola materna (diverso da come lo intendiamo in Italia) per capire che tipo di servizi possono offrire a chi, come me, non ha nessuno a cui lasciare il bambino per qualche ora durante il giorno. Il posto, vicinissimo a casa (veramente around the corner) mi e' sembrato molto accogliente e mi ha colpita la "liberta'" con la quale i bambini presenti (in eta' dai 4 anni in su) potevano giocare, sotto l'occhio attento di alcuni educatori che, pero', cercavano di non intervenire e lasciare fare ai piccoli. Poi ho chiesto informazioni, e un gentilissimo ragazzo mi ha spiegato le funzioni e le specifiche del posto. 

Nel Korein Kinderplein (e' il nome del gruppo, a Eindhoven ci sono molti centri) le offerte variano a seconda dell'eta', del tipo di assistenza, delle attivita'. Ma il punto sul quale ha puntato molto l'educatore e' stato la cura dei bambini. WE CARE ABOUT CHILDREN, THAT'S OUR MAIN CARE. Mi ha ripetuto quanto tutto giri intorno al singolo bambino, alle sue attitudini, le sue capacita', il suo tipo di sviluppo (non parlo di cure speciali, ma di preferenze) e ai suoi gusti. E come poi queste caratteristiche vengano messe in relazione con il gruppo. Mi ha detto: "Se si tratta di aiutare il bambino a fare qualcosa che non riesce a fare da solo, come allacciarsi le scarpe, noi interveniamo. Ma poi - ha continuato - noi spingiamo affinche' lui/lei cerchi di fare le cose da se', per crescere e diventare un individuo autonomo che puo' vivere nella societa'". Sono, ovviamente, rimasta molto stupita dal tipo di approccio.

Si', noi mamme italiche (quando gli ho spiegato da dove vengo, ha riso e ha detto "Mamas", facendo il gesto con le braccia di protezione) abbiamo un approccio diverso. Nel senso che tendiamo a fare le cose per i nostri figli (e qui parlo proprio per me). Io cerco talmente tanto di "prevenire" quello che Leonardo vuole che lui non e' ancora il grado di dire "acqua". Perche' ci sono sempre io a chiedergli se vuole bere. E' arrivato il momento di crescere. A due anni e due mesi?

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