Gentile ministro Fornero,
Le scrivo in merito alla Sua dichiarazione rilasciata al convegno di Assolombarda qualche giorno fa, durante il quale ha affermato, a proposito del lavoro e dei giovani: "Non bisogna mai essere troppo 'choosy' (schizzinosi, ndr), meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale".
Per prima cosa, a un convegno in Italia, e in italiano, bisognerebbe parlare l'idioma locale. Seconda cosa, e molto più importante, queste sue parole mi fanno capire quanto i politici (tecnici, eletti) - e chi ha in mano le sorti del nostro Paese - siano distanti anni luce dalla vita reale. Voi - parlo alla categoria - non vi rendete conto di quello che succede fuori dal mondo dorato nel quale vivete, e nel quale, di riflesso, vivono anche le vostre famiglie, amici e conoscenti per le generazioni a venire. Non avete la benché minima percezione di quello che viviamo noi, che politici (o figli di politici, o parenti, o entourage, o conoscenze) NON ne abbiamo. Voi non lo sapete.
Ora, potrei annoiare i miei pochi lettori con le tristi storie che conosco (una, in particolare, vissuta sulla mia pelle e su quella di mio marito), ma temo sarebbe tutto inutile. Il problema dell'Italia siete VOI, è la gente come voi, che vive di privilegi, in un Paese sull'orlo del disastro finanziario, ruota di scorta dell'economia europea, barzelletta per il resto del mondo. Seriamente Lei pensa che le politiche economiche di questo governo risolvano così l'attuale situazione? Con il suo curriculum, può onestamente rispondere che ci stiamo incamminando sulla strada giusta?
Io vivo nei Paesi Bassi, gentile ministro, e da qui quello che noto è molto più grave di quello che voi insistete a non vedere. Appena dico - a Olandesi e stranieri - che sono italiana, la prima risposta è "il cibo, il sole". Poi arrivano le risate. Parlando con un ingegnere meccatronico singalese a proposito dei luoghi comuni sull'Italia, è venuto fuori il nome dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E cosa mi ha detto questo trentenne che ha lasciato il suo paese per un lavoro? Bunga bunga. Provi a fermare un italiano medio per strada e a chiedergli che tipo di governo c'è nello Sri Lanka. Provi, poi mi dica la risposta.
Quando il governo tecnico al quale appartiene è stato scelto per guidare la nostra povera Italia fuori dalla situazione nella quale si trovava, io ho gioito. Ebbene sì, l'ho fatto. E anche per l'importante presenza femminile. Pensavo che, per una volta, qualcosa potesse realmente cambiare. Pensavo che persone estremamente istruite, con background di tutto rispetto e di un livello decisamente superiore a quello della massa dei politicanti presenti in Parlamento (durante tutta la nostra storia) potesse indicare la strada verso una possibile soluzione. Non speravo per LA soluzione, ma almeno un'indicazione solida. Che errore. E lo dico a malincuore. Ora, non insisto sulle politiche economiche, perché capisco - anche se non sono esperta di economia - quanto i sacrifici siano necessari nei periodi di crisi. Eccepisco, però, sul fatto che, durante questa ormai nota crisi, i poveri siano diventati più poveri, e i ricchi sempre più ricchi. E privilegiati. Quindi, mi scusi, ma deve esserci qualcosa che non torna.
Da certe angolature la sua affermazione ha un senso. Al di là delle polemiche e degli insulti (gratuiti). Se inserita nel giusto contesto, il consiglio che Lei ha volutamente inviato ai giovani (e ai suoi ex studenti) è giusto. Dire a un trentenne, con o senza laurea, di tenersi stretto il lavoro da fattorino nel grande giornale, o nella multinazionale, va bene. Perché c'è la possibilità di migliorare, di fare carriera, affrontando sacrifici, di conoscere il mondo del lavoro. Se il giovane in questione è un americano, o inglese, o tedesco, o indiano... Ma non si può dare questo consiglio a un giovane italiano, che vive in un sistema fermo agli anni Trenta, immobile e incapace di cambiare. Perché un giovane fattorino non diventerà mai una firma del Corriere della Sera, oggigiorno, come uno smistatore di posta non guiderà mai la Fiat. Forse una Fiat, ma questa è un'altra storia.
Ha senso dire a un giovane: Non sperare di diventare un chirurgo se non ti laurei, non studi, e soffri di emofobia. Studia, lavora, anche se finirai a guidare gli autobus di linea. Fai del tuo meglio, impegnati, non fermarti di fronte alla prima difficoltà, non contare su mamma e papà – o sullo Stato – per sempre, non fermarti troppo a pensare quanto il privilegiato, il figlio di, sia nel consiglio di amministrazione della grande azienda, e/o faccia la vita che tutti sognano. Vai avanti, impara ché non otterrai nulla se non ti impegni, se non scopri le tue attitudini e le coltivi, o non ti turi il naso e studi materie ostiche. Ma dire a una persona con i titoli, capace, attiva, pronta a mettersi in gioco e faticare “Non trovi il posto fisso perché non hai accettato il lavoro al call center” è troppo.
A che serve ora questo mio sfogo? Intanto, tenere la rabbia dentro fa male (e questo lo dicono terapeuti e psicologi ovunque), e poi questo è il mio blog, quindi mi sento libera di farlo. Poi perché, egregio ministro Fornero, comunico formalmente a Lei e ai politici italiani che, alle prossime tornate elettorali cui sarò chiamata a partecipare, scriverò sulla scheda quello che, ormai, appongo da qualche anno: "Io non mi sento rappresentata da nessuno di voi". In modo che il mio voto non diventi il voto per qualcun altro, o la mia scheda bianca venga divisa, in proporzione cencelliana, alla futura maggioranza. Almeno sarò certa che il mio voto continuerà a non valere nulla. Ma l'avrò scelto io.
Cordiali saluti,
Arianna Luciani-Patti
Eindhoven (Paesi Bassi)
Le scrivo in merito alla Sua dichiarazione rilasciata al convegno di Assolombarda qualche giorno fa, durante il quale ha affermato, a proposito del lavoro e dei giovani: "Non bisogna mai essere troppo 'choosy' (schizzinosi, ndr), meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale".
Per prima cosa, a un convegno in Italia, e in italiano, bisognerebbe parlare l'idioma locale. Seconda cosa, e molto più importante, queste sue parole mi fanno capire quanto i politici (tecnici, eletti) - e chi ha in mano le sorti del nostro Paese - siano distanti anni luce dalla vita reale. Voi - parlo alla categoria - non vi rendete conto di quello che succede fuori dal mondo dorato nel quale vivete, e nel quale, di riflesso, vivono anche le vostre famiglie, amici e conoscenti per le generazioni a venire. Non avete la benché minima percezione di quello che viviamo noi, che politici (o figli di politici, o parenti, o entourage, o conoscenze) NON ne abbiamo. Voi non lo sapete.
Ora, potrei annoiare i miei pochi lettori con le tristi storie che conosco (una, in particolare, vissuta sulla mia pelle e su quella di mio marito), ma temo sarebbe tutto inutile. Il problema dell'Italia siete VOI, è la gente come voi, che vive di privilegi, in un Paese sull'orlo del disastro finanziario, ruota di scorta dell'economia europea, barzelletta per il resto del mondo. Seriamente Lei pensa che le politiche economiche di questo governo risolvano così l'attuale situazione? Con il suo curriculum, può onestamente rispondere che ci stiamo incamminando sulla strada giusta?
Io vivo nei Paesi Bassi, gentile ministro, e da qui quello che noto è molto più grave di quello che voi insistete a non vedere. Appena dico - a Olandesi e stranieri - che sono italiana, la prima risposta è "il cibo, il sole". Poi arrivano le risate. Parlando con un ingegnere meccatronico singalese a proposito dei luoghi comuni sull'Italia, è venuto fuori il nome dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E cosa mi ha detto questo trentenne che ha lasciato il suo paese per un lavoro? Bunga bunga. Provi a fermare un italiano medio per strada e a chiedergli che tipo di governo c'è nello Sri Lanka. Provi, poi mi dica la risposta.
Quando il governo tecnico al quale appartiene è stato scelto per guidare la nostra povera Italia fuori dalla situazione nella quale si trovava, io ho gioito. Ebbene sì, l'ho fatto. E anche per l'importante presenza femminile. Pensavo che, per una volta, qualcosa potesse realmente cambiare. Pensavo che persone estremamente istruite, con background di tutto rispetto e di un livello decisamente superiore a quello della massa dei politicanti presenti in Parlamento (durante tutta la nostra storia) potesse indicare la strada verso una possibile soluzione. Non speravo per LA soluzione, ma almeno un'indicazione solida. Che errore. E lo dico a malincuore. Ora, non insisto sulle politiche economiche, perché capisco - anche se non sono esperta di economia - quanto i sacrifici siano necessari nei periodi di crisi. Eccepisco, però, sul fatto che, durante questa ormai nota crisi, i poveri siano diventati più poveri, e i ricchi sempre più ricchi. E privilegiati. Quindi, mi scusi, ma deve esserci qualcosa che non torna.
Da certe angolature la sua affermazione ha un senso. Al di là delle polemiche e degli insulti (gratuiti). Se inserita nel giusto contesto, il consiglio che Lei ha volutamente inviato ai giovani (e ai suoi ex studenti) è giusto. Dire a un trentenne, con o senza laurea, di tenersi stretto il lavoro da fattorino nel grande giornale, o nella multinazionale, va bene. Perché c'è la possibilità di migliorare, di fare carriera, affrontando sacrifici, di conoscere il mondo del lavoro. Se il giovane in questione è un americano, o inglese, o tedesco, o indiano... Ma non si può dare questo consiglio a un giovane italiano, che vive in un sistema fermo agli anni Trenta, immobile e incapace di cambiare. Perché un giovane fattorino non diventerà mai una firma del Corriere della Sera, oggigiorno, come uno smistatore di posta non guiderà mai la Fiat. Forse una Fiat, ma questa è un'altra storia.
Ha senso dire a un giovane: Non sperare di diventare un chirurgo se non ti laurei, non studi, e soffri di emofobia. Studia, lavora, anche se finirai a guidare gli autobus di linea. Fai del tuo meglio, impegnati, non fermarti di fronte alla prima difficoltà, non contare su mamma e papà – o sullo Stato – per sempre, non fermarti troppo a pensare quanto il privilegiato, il figlio di, sia nel consiglio di amministrazione della grande azienda, e/o faccia la vita che tutti sognano. Vai avanti, impara ché non otterrai nulla se non ti impegni, se non scopri le tue attitudini e le coltivi, o non ti turi il naso e studi materie ostiche. Ma dire a una persona con i titoli, capace, attiva, pronta a mettersi in gioco e faticare “Non trovi il posto fisso perché non hai accettato il lavoro al call center” è troppo.
A che serve ora questo mio sfogo? Intanto, tenere la rabbia dentro fa male (e questo lo dicono terapeuti e psicologi ovunque), e poi questo è il mio blog, quindi mi sento libera di farlo. Poi perché, egregio ministro Fornero, comunico formalmente a Lei e ai politici italiani che, alle prossime tornate elettorali cui sarò chiamata a partecipare, scriverò sulla scheda quello che, ormai, appongo da qualche anno: "Io non mi sento rappresentata da nessuno di voi". In modo che il mio voto non diventi il voto per qualcun altro, o la mia scheda bianca venga divisa, in proporzione cencelliana, alla futura maggioranza. Almeno sarò certa che il mio voto continuerà a non valere nulla. Ma l'avrò scelto io.
Cordiali saluti,
Arianna Luciani-Patti
Eindhoven (Paesi Bassi)
Questa lettera e' stata pubblicata sul Giornale d'Italia
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