Uno dei parcheggi della stazione |
Semaforo per le biciclette |
Qui nei Paesi Bassi la situazione non è migliore. Secondo quanto riporta l’indice del rendimento ambientale dell’Università di Yale, infatti, il suolo è inquinato da fosfati e nitrati – che poi scivolano nei corsi d’acqua –, mentre le emissioni di monossido di azoto e il biossido sono tre volte tanto la media europea. Nella classifica della prestigiosa università americana i Paesi Bassi erano 20esimi su 27 nel 2010, ma solo due anni dopo hanno scalato la classifica per piazzarsi al decimo posto.
Problema delle statistiche è che, ovviamente, vanno lette nel modo giusto. Altrimenti io mi sono persa il figlio e mezzo in più rispetto a quello che la media italiana mi impone come madre. Il paese perfetto non esiste: in ogni parte del mondo ci sono industrie, ci sono i composti chimici, l’agricoltura, la coltivazione di bestiame, le macchine.
Pista ciclabile |
Quello che decisamente differenzia i Paesi Bassi dall’Italia, nel campo dell’inquinamento, è il modo di affrontare la situazione. Tanto per cominciare, questo paese è uno dei più virtuosi, in Europa, per il riciclaggio della plastica (anche se poi mi chiedo come mai gli imballaggi al supermercato siano principalmente in plastica). O per lo smaltimento dei rifiuti (sapevate che una parte dell’immondizia che aveva invaso Napoli è stata portata – e smaltita – qui, con un costo notevole per il nostro paese?). Ma la marcia in più degli olandesi nella lotta all’inquinamento qual è? Le biciclette. Esatto. Tutti usano la bici, e con ogni clima: sarebbe ridicolo, per questa nazione, fermarsi in caso di freddo. O di pioggia. Una mia amica, una volta, ha fatto il paragone tra una qualunque città italiana e Londra: vi immaginate cosa succederebbe a Londra se, a ogni goccia di pioggia, gli inglesi prendessero la macchina?
Bici parcheggiate in un liceo |
Va detto che nelle città olandesi ci sono lunghe piste ciclabili che portano ovunque. Degne di questo nome. Hanno i semafori, non ci sono buche, la segnaletica è ben visibile, e solo ove necessario le ciclabili si trovano sulle strade. Di solito sono poste di lato, separate da un marciapiede, tanto che ci si sente estremamente sicuri. Se dall’Italia si sentono – troppo spesso – storie di ciclisti e/o pedoni investiti dalle automobili, dai Paesi Bassi gli incidenti mortali che coinvolgono ciclisti sono solo un quarto del totale. In tutto il territorio nazionale – piatto – ci sono 35.000 km di piste ciclabile, solcate da 18 milioni di biciclette. Dall’inizio del ‘900, ovvero dalla prima pista ciclabile, a oggi, la situazione è cambiata: le città – soprattutto le più grandi – sono invase dalle bici, e questo sembra stia diventando un problema. Talmente grande che non è raro vedere, nelle vetrine dei negozi, il cartello “vietato parcheggiare le biciclette”.
Ma in una città mediamente grande come Eindhoven – con i suoi 200mila abitanti circa – pedalare è un piacere. Appena posso, cerco di raggiungere ogni posto con la mia bici, dotata di seggiolino per Leonardo, e insieme andiamo a fare la spesa, al parco, a goderci la giornata in giro. Perché, come dicevo, pedalare qui non è pericoloso. Bisogna stare attenti, visto che sulle piste ciclabili possono passare anche i motocicli che non superano i 40 km orari. Non esiste il vincolo del casco, neanche per gli scooter, ma io e Leonardo ne indossiamo sempre uno. Si vedono in giro molte mamme con le bakfietsen (sorta di tandem dove, nella parte anteriore, si trova una cariola nella quale si fanno sedere fino a 4 bambini (con tanto di cinture per i seggiolini e gli ovetti dei piccolini). Quindi noi ci divertiamo, usiamo la bici, e cerchiamo, nel nostro piccolo, di non inquinare.
ps. La mia bici, a differenza di quella descritta da Syd Barrett, non ha un cestino, ma un bel campanello!
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